04.20.2017

FABULAE IURIS. QUANDO LA REALTA’ SUPERA LA FANTASIA.

Marzo 2017. Edizioni Realtà Sannita.

INDICE:
Al lettore.
Prologo.
Da qui all’eternità: della causa più vecchia del mondo.
Elogio del praticante scritto da un avvocato.
L’avvocato. Da libero professionista a professionista … liberalizzato.
Franza o Spagna … basta che se magna.
Michele Portoghese. Piccoli frammenti di un grande uomo.
Tu vuò fa l’american.
Giudizio e pregiudizio. Sogno o realtà?
Ricomincio da … tre: delle ennesima riforma del processo civile e delle best pratices del Tribunale di Torino.
Il diritto all’oblio: vengo anch’io … non tu no.
Dal processo reale al processo surreale.
L’Innominato e … l’Innominabile.
Note biografiche.

Era necessario l’ennesimo libro sulla giustizia civile? Sicuramente no.
In un paese, come l’Italia, in cui vi sono più scrittori (o aspiranti tali) che lettori non si sentiva certo il bisogno dell’ennesima pubblicazione su di un tema, quale è quello della giustizia civile, che da sempre costituisce un facile cavallo di battaglia per i primi ed una sicura pena per i secondi.
Ed allora perché FABUALE IURIS?
Per dirla in termini legali, è un libro nato “senza premeditazione”.
E’ una summa, un caleidoscopio di immagini, di situazioni, di sensazioni e di personaggi messi a fuoco in piccoli quadri, molti dei quali pubblicati nell’arco di più di un decennio ne “La Voce del Foro”, Rivista dell’Ordine degli Avvocati di Benevento, sulla quale scrivo da tempo.
Anche se nato per gioco il  libro è animato da una idea e mosso da un fine.
L’idea, per mutuare un termine sportivo, è quella di giocare in trasferta, fuori casa. Cioè di portare all’attenzione di un pubblico di non addetti ai lavori le contraddizioni ed i problemi dell’universo giustizia, con particolare attenzione al lato umano dei suoi protagonisti.
Problemi e contraddizioni dei quali da sempre la classe forense e l’ordine giudiziario dibattono in tavole rotonde, quadrate, esagonali e strapuntini vari, in modo autoreferenziale e, molto spesso, con includenti conclusioni. Insomma: se la suonano e se la cantano.
Questo universo visto da fuori, con lo stupore del bambino che è in ognuno di noi, appare paradossale e suddiviso in due pianeti principali: quello degli Avvocati e quello dei Giudici.
Pianeti, autonomi e distanti, che non dialogano fra loro e ruotano senza mai incontrarsi,  che ricordano un po’ le “convergenze parallele” di Aldo Moro.
Come nella torre di babele l’Avvocato ed il Giudice parlano lingue diverse; spesso non vi è dialogo, ma solo monologhi.
Quindi, il processo rischia seriamente di essere soltanto una somma di monologhi.
FABULAE IURIS è il tentativo, sicuramente ingenuo, di cambiare il campo di gioco; non più quello chiuso del palazzo fra gli addetti ai lavori, ma quello nuovo, aperto e poco praticato del confronto con gli altri, i potenziali o gli effettivi “utenti della giustizia”.
Lo scopo è quello di porre al lettore con leggerezza, ma non in modo leggero, alcuni dei temi che affliggono la giustizia civile; di cercare di strappare non la risata, che si esaurisce in sé, ma il sorriso, che dopo l’iniziale buonumore lascia un retrogusto amaro e stimola la riflessione.
Perché la giustizia non tocca gli altri, ma, prima o poi, ci riguarda tutti.
E’ un libro circolare, composto di dodici piccoli autonomi paragrafi, che può essere letto come capita, nel mezzo, dalla fine, dal centro, dall’inizio.
E’ un libro volutamente piccolo che ha soltanto una aspirazione: quella di farsi leggere.
E non è aspirazione da poco; specie per un avvocato civilista, abituato molto spesso a scrivere per non essere letto.

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